lunedì 27 febbraio 2012

Cose dell'altro mondo, vol. 2

Proseguiamo con la lista di magagne in salsa canadese, sempre in amicizia e senza inimicarsi nessuno.

5. La centralizzazione della vendita di bevande alcoliche, con conseguente distribuzione poco capillare, scarsa differenziazione, prezzi alti e restrizioni orarie assai scomode: insieme all'alcolista, scoraggia anche chi vorrebbe semplicemente una bottiglia di vino per cena.

6. Le mance, spesso sentite come un obbligo e non come un atto di liberalità volontario e unilaterale a fronte di un servizio sopra la media. Si badi, non parlo solo di camerieri che assecondano i vostri capricci per un'intera serata: anche chi vi vende le magliette ai concerti o gli addetti al guardaroba avranno davanti a sé il loro bel cestino per le tips.

7. La raccolta "differenziata" à la canadienne: c'è il porta a porta, ma i criteri sono discutibili e sono piuttosto scettico sul suo funzionamento. Il sito del Comune parla di un 47% di differenziata: com'è che all'estero trovo solo posti messi peggio di casa mia?
Ne approfitto per sfatare anche il mito del Paese verde e rispettoso dell'ambiente: una grande disponibilità di risorse naturali non implica che queste siano utilizzate in modo sostenibile.

8. Le tariffe telefoniche, con la differenziazione tra chiamate locali ed extraurbane anche per la telefonia mobile e contratti capestro con balzelli su chiamate e SMS ricevuti, nonché su servizi che noi diamo per scontati, come il recall. Non parliamo di roaming: se passate il confine con gli Stati Uniti, la vostra SIM si rifiuterà semplicemente di funzionare e al vostro ritorno non troverete traccia di eventuali messaggi che vi sono stati inviati nel frattempo.
Mi prendo la briga (e di certo il gusto) di far notare ad ogni euroscettico all'ascolto che se siamo abituati a ben altri servizi lo dobbiamo in buona parte a Bruxelles.

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