Se a Toronto chiedete di Ed Mirvish, chiunque vi saprà dire qualcosa, o comunque vi indirizzerà a colpo sicuro verso i suoi grandi magazzini, un vero e proprio punto di riferimento in città: qualunque sia l'articolo che state cercando, da Honest Ed's potrete trovarlo, di solito a prezzi stracciati.
Costruiti all'incrocio tra due arterie di traffico importanti come Bloor Street e Bathurst Street, i magazzini sono un'imponente e inconfondibile struttura visibile anche da grande distanza, che non potrà che catturare la vostra attenzione con la sua insegna in stile teatrale-circense colorata da ben ventitremila lampadine.
Le sorprese, però, non si limitano all'esterno dell'edificio.
Le sorprese, però, non si limitano all'esterno dell'edificio.
Mentre vagate alla ricerca di un'entrata il vostro occhio non potrà che cadere sui numerosi e spassosi slogan che circondano il negozio: dai classici "Don't just stand there... buy something!" a "Come in and get lost" agli innumerevoli giochi di parole sui bargains con il nome del proprietario (qui una selezione), fino all'apparentemente incomprensibile "Only the floors are crooked". Ma diamo tempo al tempo.
Il resto della facciata è tappezzato di gigantografie di articoli di giornale riguardanti il negozio o di pubblicità d'epoca. Tutto attorno a questa ingombrante presenza si è
sviluppata una galassia di piccoli negozietti di quartiere, abbracciati,
circondati e forse in parte tenuti in vita dagli stessi grandi magazzini, che costituiscono l'ossatura di quello che è oggi noto anche nella toponomastica
come il Mirvish Village, ovvero l'ennesima, piccolissima neighbourhood di questa città.
Una volta guadagnato l'ingresso, vi troverete davanti a foto autografate di star teatrali d'antan e manifesti di spettacoli, centinaia di altri slogan irresistibili e cartelli delle offerte rigorosamente scritti a mano, il tutto in un generale senso di disfacimento che vi darà modo di comprendere lo slogan sul marciume: se dovessi esprimere in un'immagine l'effimerità delle cose umane, la mia scelta ricadrebbe indubbiamente su una foto di interni da Honest Ed's. Camminando per il negozio vi stupirete di come possa restare in piedi da più di sessant'anni, eppure realizzerete presto che tutto ciò non fa che aggiungere fascino ad un posto che non manca certo di personalità.
Una volta guadagnato l'ingresso, vi troverete davanti a foto autografate di star teatrali d'antan e manifesti di spettacoli, centinaia di altri slogan irresistibili e cartelli delle offerte rigorosamente scritti a mano, il tutto in un generale senso di disfacimento che vi darà modo di comprendere lo slogan sul marciume: se dovessi esprimere in un'immagine l'effimerità delle cose umane, la mia scelta ricadrebbe indubbiamente su una foto di interni da Honest Ed's. Camminando per il negozio vi stupirete di come possa restare in piedi da più di sessant'anni, eppure realizzerete presto che tutto ciò non fa che aggiungere fascino ad un posto che non manca certo di personalità.
A questo punto dovrei aggiungere che, nei quasi 93 anni che ha trascorso su questa terra, il vulcanico Ed è stato anche uno dei maggiori impresari teatrali di Toronto, costruendo o salvando dalla demolizione alcuni celebri teatri cittadini e vedendo la sua memoria ricompensata con l'intitolazione del centralissimo Pantages Theatre, avvenuta a fine 2011.
La sua attività teatrale è ovviamente rispecchiata nel negozio, in cui, oltre ai manifesti, spuntano ad ogni cantone memorabilia e cianfrusaglie di ogni foggia provenienti dagli spettacoli organizzati dal proprietario.
Importanti intellettuali canadesi portano i loro ospiti stranieri più sofisticati e raffinati, artisti e scrittori, in visita ai magazzini, ritenendoli il capolavoro, la vera opera d'arte - arte concettuale, si intenda - del vecchio Ed: un negozio gigantesco, certo, ma dall'anima locale, indissolubilmente legato alla sua unica sede, un ingrediente centrale della società globale torontoniana per come si è andata costruendo dalla seconda metà del Novecento ad oggi.
Per capirne l'impatto ed apprezzarne l'estetica, vi lascio con il video che vi ha ambientato una cantautrice locale.
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