lunedì 23 aprile 2012

Sensazioni sotto vetro

Rien ne va plus, les jeux sont faits.
Per salvare dall'oblio, urge mettere per iscritto. E allora inseriamo nell'album dei ricordi qualche istantanea, più o meno personale, più o meno peculiare.

1. Un pomeriggio idilliaco a High Park, con il sole che bacia il manto verde, si riflette nello specchio d'acqua, riscalda gli animali sonnolenti nelle gabbie dello zoo o rintanati tra i cespugli, ma soprattutto illumina ed esalta lo spettacolo dei ciliegi in fiore. L'ideale per sedersi in cima alla collina ed attendere l'ispirazione che, puntuale, arriva.

2. Rimanendo su cromature color smeraldo, il tripudio femminile, totalmente inaspettato, durante "Kiss Me, I'm Shitfaced" sul palco dei Dropkick Murphys.

3. Dalla natura alla giungla urbana: camminare sulle grate a Yonge Street e sentire l'odore della metro che risale dai meandri della città.

4. La dimostrazione della necessaria presenza di corpo diplomatico in ogni focolare, data dalla guerra fredda in casa mia che degenera in aperta ostilità nell'imminenza della mia partenza; fino ad allora, il momento più eclatante era stato il racconto delirante di un coinquilino svegliato alle 3 del mattino da un uomo che bussava alla sua finestra, al secondo piano.

5. La vista dal rooftop del Planet Traveler, scenario dei primi momenti di socializzazione e ineguagliata cornice per cene e grigliate: un luogo che ti lascia a bocca aperta e ti fa dimenticare che sta nevicando e stai battendo i denti per il freddo.

6. Ormai l'avrete capito, sono anche un transportation geek (d'altronde con un titolo del genere...) e lo streetcar è la mia bellissima contraddizione: meno lo prendi, più ti piace. Il rosso scampanare è rimasto fino in fondo una parte imprescindibile del mio quadretto urbano.

7. I mille concerti a costo zero che ci siamo gustati: menzione d'onore per il blues al Kingston Mines di Chicago e per la trascinante performance di David Hustler & The Trustworthy all'Horseshoe Tavern, in una serata particolarmente affollata di amici.

8. Pane e panelle gentilmente offerte dalla delegazione siciliana a Toronto, in uno dei primi venerdì di lavoro: l'ideale per rompere il ghiaccio.

9. Rimanendo in tema culinario, è rimasto nella storia il giorno in cui la prima marble cake varcò la porta di casa (e la forma fisica iniziava a salutarmi da lontano). In compenso, saluto con affetto lo spicchio di Parmigiano Reggiano da duecento grammi, rigorosamente non prezzato, che mi ha tentato con insistenza per tre mesi, ogni volta che ho fatto la spesa da No Frills. Per la cronaca: non ho ceduto.

10. Chiudiamo con l'ennesima sfida personale, conclusasi con esito incerto. Durante i primi allenamenti mi posi l'obiettivo di raggiungere il Mt. Pleasant Cemetery, da cui mi separava un erto ed apparentemente infinito pendio: verso fine marzo riuscii finalmente a scalarlo, ma fuori tempo massimo, di passo e con i piedi addormentati causa scarpette scadenti. Peccato che ormai le campane stessero rintoccando otto volte e il solerte guardiano si accingesse a chiudere il cancello di fronte al mio sguardo incredulo. Da quel momento, decisi di andare a correre a Cabbagetown.

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