mercoledì 25 aprile 2012

Il bicchiere dell'addio

A volte vorrei essere una persona diversa: uno di quelli che se ne va davvero in grande stile, al grido di «fare thee well boys, 'cause I'm going away», facendo sbronzare ogni passante nel raggio di un chilometro e mezzo.

La realtà è spesso assai meno scatenata, anche se, va detto, qualche soddisfazione me la sono tolta: tutto quel brulicare di scambi di contatti tra persone che rischiavano di perdersi di vista sotto sotto mi ha reso orgoglioso.
Prevedibilmente, fino all'ultimo la mia reazione alla partenza imminente è quella di nascondere la testa sotto la sabbia, negando l'ineluttabile. Rimango aggrappato al sogno di fermare il tempo nell'istante perfetto di una foto di gruppo, finché, quando tutti iniziano ad andarsene alla chetichella, mi accorgo di essere davvero arrivato alla fine del binario, che è ora di scendere («per Carpi-Sużaramàntova si cambia», direbbe il Maestrone). E così mi ritrovo a chiudere il cerchio con la stessa persona con cui l'avevo aperto, e a tracciare bilanci in cui come al solito si pecca di amor proprio, mentre si inizia ad avvertire, non lo si può negare, il primo groppo in gola.
Quel momento sancisce ufficialmente il capolinea, la fine dell'avventura: dopo la presa di coscienza, rimangono solo un affannoso aggrapparsi alle lancette, nel disperato tentativo di riportarle indietro o quantomeno di frenarle, e l'amarezza derivante dalla sensazione di non essersi dati abbastanza da fare, sempre pronta a fare capolino, dannato super-io. Ma entrambe sono ormai alle spalle, grazie al cuscino londinese, che ha generosamente attutito una caduta che rischiava di essere rovinosa.

Questa potrebbe essere con tutta probabilità la pagina conclusiva di questo diario, ma ho la sensazione di avere un conto in sospeso con Toronto. Un giorno verificherò se ciò che ho seminato ha dato frutto, e in tal caso, dopo averlo osservato soddisfatto, a braccia conserte, mi accingerò alla mietitura.
E mi piacerebbe chiudere, vista anche la data, ripensando a quel grande uomo, certo meritevole di essere citato su ben altre pagine, che ci insegnò che «dopo un raccolto, ne viene un altro».
Speriamo, ché quest'anno le sementi non sono per niente a buon mercato.

Sì, direi che non manca niente.
Che la strada sia dolce per voi che rimanete.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Luca mi hai fatto visitare un po' di canada, e mi hai fatto anche rimpiangere di aver studiato in anni in cui l'erasmus non esisteva ancora e di essermi quindi persa queste fantastiche esperienze. Autrice di riflessioni di ciliegia blogspot

Luca ha detto...

Grazie a te! Mi auguro che la lettura sia stata piacevole e interessante anche se non ci conosciamo.